12/12/2023
Il futuro è giovane: le parole del presidente e del direttore dal numero 56 di Concordia

Tradizione vuole che nel mese di ottobre, da tempo ormai immemorabile, la Federazione Lombarda delle BCC organizzi un Convegno di Studi per riflettere su temi di attualità, quando l’attualità è pressante, ma soprattutto su prospettive, idee, visioni di futuro.

Anche i lettori di Concordia sono ormai abituati a leggere, sul numero di dicembre, qualche accenno al Convegno dei lombardi, e non li vogliamo deludere.

Quest’anno il tema era, per dirlo con due aggettivi, variegato e sfidante: “Sostenibilità in un mondo instabile – Le banche di comunità si confrontano con digitale, giovani, lavoro”. La sede di svolgimento degli incontri … erano due: Bergamo e Brescia, elette a Capitali della Cultura 2024.

Sui palchi del Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo e dell’Auditorium ProBrixia di Brescia si sono succeduti i docenti universitari Roberto Zoboli, Elena Beccalli e Dario Nicoli, alternandosi con i massimi esponenti del Credito Cooperativo regionale e nazionale (Alessandro Azzi, Augusto dell’Erba, Sergio Gatti, Giuseppe Maino e altri) e i rappresentanti delle istituzioni (i sindaci delle due città, la presidente della Commissione ECON Irene Tinagli, il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini e via dicendo). Insieme a queste illustri persone, era presente – e che presenza! – una delegazione di Giovani Soci che ha avuto modo, con due suoi rappresentanti, di intervenire nelle tavole rotonde del sabato.

Così tanti particolari riguardo agli ospiti del Convegno (e ne abbiamo “dimenticati” molti) hanno lo scopo di testimoniare che si possono affrontare temi complessi (“Sostenibilità in un mondo instabile” è una sfida soltanto a scriverlo) anche di fronte a platee vaste e di differenti età.

In queste due pagine non vogliamo certo affrontare tutti gli argomenti trattati, ma provare a mettere l’accento sull’intervento del prof. Dario Eugenio Nicoli “Giovani e lavoro: alla ricerca di nuovi equilibri”, sviluppato in quattro passaggi: Il lavoro come questione culturale (esistenziale), Trasformazione dell’etica del lavoro, Tre fattori chiave del benessere lavorativo, Organizzazione come luogo in cui si deve poter vivere.

Il prof. Nicoli ha esordito con “Molti segnali ci indicano che viviamo in un tempo di travaglio nel rapporto tra persona, lavoro e impresa, con un intreccio inedito di aspetti strutturali e culturali” tra cui, ad esempio, l’importanza crescente dei fattori “orario” e “distanza dal luogo di residenza”. Ma il “travaglio” si esprime anche attraverso un lento declino dell’etica tradizionale del lavoro (scambio tra retribuzione-sicurezza e disciplina-dedizione all’impresa) che sembra lasciare il posto, sempre più, ad un’etica che predilige contesti di lavoro stimolanti, significativi, corrispondenti al proprio personale sistema di valori. Da ciò discende la necessità di dare esplicito rilievo al valore del contributo di bene che l’impresa, tramite i suoi beni e servizi, apporta al territorio, alla società e all’ecosistema. Tutto questo, conclude il prof. Nicoli, si potrebbe chiamare “welfare dell’anima”, aggiungendo che le banche di comunità possiedono una marcia in più per inoltrarsi su questa strada.

È del tutto evidente che, dato il contesto nel quale eravamo, il termine “banche di comunità” era riferito alle BCC, Banche di Credito Cooperativo nella terminologia ufficiale ma Banche Cooperative delle Comunità nella sostanza. Gli spunti del Convegno ci portano dunque a ragionare di noi, della nostra BCC. Tralasciando il fattore “digitale” per il quale dipendiamo dalle strutture della Capogruppo Iccrea (che, ci permettiamo di sottolineare, nell’ambito del RelaxBanking fornisce costanti miglioramenti), possiamo unire i due termini giovani e lavoro per rappresentare come la nostra Banca sia cambiata negli ultimi cinque anni.

Il primo dato è numerico, e dice che dal 2019 ad oggi sono stati settantuno (71) i nuovi assunti, in grandissima maggioranza giovani neolaureati. Un numero consistente, dunque, che in buona parte rappresenta il “ricambio” per altrettanti colleghi che hanno raggiunto l’età della pensione. Molti soci e clienti se ne sono accorti e ce lo dicono: che belle facce giovani trovo agli sportelli! E subito dopo soggiungono: non che le facce degli “anziani” siano meno belle, ma insomma …

Naturalmente, aggiungiamo noi, è tutto un “work in progress”, per usare una terminologia di moda. Un lavoro che procede per gradi, e non tanto per l’abusato modo di dire “non si finisce mai di imparare” (è sempre stato così, per chi di imparare non si è mai stancato) quanto perché il giovane che inizia un nuovo lavoro parte da zero, qualsiasi corso di studi abbia fatto o master specialistico abbia conseguito. Ne abbiamo avuto la conferma poche settimane fa, incontrando un gruppo di neo (o quasi) assunti durante le giornate di “formazione identitaria” (quella rivolta non al lato tecnico dell’attività bancaria ma agli aspetti cooperativi e di mutualità che devono permeare il nostro agire). Tutti, uomini e donne, hanno confermato che il lavoro si impara … lavorando. Ecco, insieme a questa scontata affermazione, per i giovani che iniziano in BCC la propria vita lavorativa è necessario anche conoscere la storia, le vicende, gli sviluppi della cooperazione di credito e i valori che stanno alla base di un sistema di banche nate 140 anni fa e che ancora oggi, in un mondo che sembra dominato dalla finanza speculativa (e dal denaro), ha qualcosa da dire e da proporre.

Richiamare spesso il secondo comma dell’articolo due del nostro Statuto sociale (La Società si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il bene comune) non è un esercizio formale ma sostanziale. Questo i nostri colleghi “anziani” lo sanno e quelli giovani lo imparano. Noi vogliamo continuare così, anche se qualche volta può essere più difficile e complesso che non “fare la banca” e basta.

Ci confortano in ciò la fiducia dei soci e dei clienti, l’esperienza di chi nella nostra BCC ci lavora da quando la chiamavamo Cassa Rurale ed Artigiana, la freschezza e la voglia di far bene dei “nuovi entrati” che, senza difficoltà, dicono “lavoro in BCC Cantù”, e lo dicono sorridendo.

Lo stesso sorriso che accompagna il presidente e il direttore, anche a nome dei consiglieri, dei sindaci e di tutti i colleghi della nostra BCC, nell’augurare buon Natale e buon anno, con la mai sopita speranza che davvero questo scombinato mondo possa trovare la via della pace e della solidarietà tra popoli. Che dipende solo dalla “buona volontà” di chi ha il potere di far cessare le guerre.