29/03/2023
Facebook: le parole del presidente dal numero 53 di Concordia

In realtà, il titolo della pagina dovrebbe essere: Anche su Facebook c’è del buono.

Come molti sanno, ma altrettanti molti no, la nostra BCC ha una sua pagina sulla “piazza virtuale” rappresentata da Facebook, raggiungibile scrivendo semplicemente nel campo ricerca il nome BCC Cantù.

Però non è di questo che voglio parlare, se non per un cordiale invito a seguire ciò che pubblichiamo (cioè diventare follower), bensì di un interessante intervento di Marco Reggio (un amico, bravo, che cura la comunicazione di Federcasse) pubblicato qualche settimana fa. Riporto pari pari le parole (cioè il post) di Marco.

Nel 1766 Giacinto Dragonetti, allievo di Antonio Genovesi (il precursore dell’Economia Civile) pubblicò a Napoli il libro “Delle virtù e dei premi”, titolo volutamente riferito al più celebre “Dei Delitti e delle Pene” di Cesare Beccaria, pubblicato tre anni prima.

Nel suo libro, Dragonetti - in estrema sintesi - teorizza non tanto l’efficacia della sanzione, ma la necessità che - al contrario - la legge debba poter premiare comportamenti virtuosi. Solo così si creano le condizioni per un tessuto sociale coeso e volto al costante miglioramento.

Come avvenuto per le “Lezioni di Economia Civile” di Genovesi, sull’onda del progressivo dominio anglosassone in termini militari e per l’effetto della poderosa rivoluzione industriale, le teorie “italiane” vennero di fatto messe in un angolo e progressivamente dimenticate, a vantaggio delle teorie Hobbesiane (homo homini lupus) o di Smith (l’agire economico si basa sull’egoismo dei singoli).

Ora, se ci pensate bene, tutto l’impianto normativo conosciuto - da secoli - è fatto da milioni di regole che si devono osservare, pena la sanzione. È la paura della punizione che - in questa logica - deve indurre a rispettare le regole, non l’aspettativa di un premio. La punizione di uno Stato che non si fida dei suoi sudditi (un tempo) o cittadini (oggi).

Oggi, forse ancora per poco, è a scuola che la logica del premio timidamente “premia”. Ti do un buon voto se studi e ti applichi, un brutto voto se non lo fai. Nella logica delle norme vigenti, pensate cosa succederebbe a scuola se si dessero solo voti cattivi a chi non studia e nessun voto a chi studia e si applica. Assisteremmo ad un “vivacchiare” per evitare i voti brutti e la bocciatura. Ma con il minimo sindacale, come si dice. Nessuna spinta a migliorarsi.

Allora, nella logica dei grandi pensatori del nostro Illuminismo, varrebbe la pena ancora una volta riscoprire il pensiero di Genovesi o Dragonetti, che avevano visto giusto. Un patrimonio culturale di cui il nostro Paese dovrebbe essere orgoglioso.

Alla radice di questo ragionamento sta la fiducia, che è il primo collante sociale. Chi si sente degno di fiducia mette in moto meccanismi personali potentissimi. Se poi questa fiducia porta risultati, allora si fa “bingo”. Vallo a spiegare ai politici di oggi. E non solo agli italiani.

“Gli uomini hanno fatto milioni di leggi per punire i delitti, e non ne hanno stabilita una per premiare le virtù” (G. Dragonetti)

Fin qui il pensiero di Marco Reggio, che mi ha dato “carta bianca” per pubblicarlo. Posso solo aggiungere che la parola “fiducia” rimane ancora la più importante quando si parla di banca, di risparmi, di investimenti e di mutui. Una fiducia basata sul rispetto delle regole, certamente, ma anche sulla reciproca conoscenza che vogliamo continuare a conservare come base dei rapporti tra la nostra BCC, i clienti e i soci.