25/03/2021
2021: le parole del presidente dal numero di Marzo di Concordia

Il 2021 è un anno carico di speranze. E il verbo sperare guarda al futuro, al domani.

Tutto ciò che “speriamo accada” è qualcosa che non c’è ancora ma che, auspicabilmente, ci sarà. Fra un minuto o un giorno o un mese. Che, se la speranza è forte, “dovrà” accadere. E se accadrà, non sarà per caso o fortuna o favorevoli congiunzioni astrali, ma perché abbiamo fatto in modo che possa accadere.

Le speranze collettive targate 2021 sono ovviamente legate alla vittoria sul Covid e alla ripresa dell’economia, ma anche al recupero della vita di relazione e a una ritrovata serenità delle persone e delle famiglie.

Per la vittoria sul Covid ci affidiamo ai vaccini, ma non dobbiamo dimenticare che anche i comportamenti individuali sono decisivi. Per questo in Banca manteniamo alta la prudenza e i presidi di sicurezza. Perché le battaglie si vincono insieme, facendo ognuno la propria parte: la scienza che trova il rimedio definitivo, le persone che rispettano le norme.

Per una robusta ripresa economica confidiamo nei fondi europei e nel loro corretto utilizzo, ma dobbiamo anche riflettere sulle situazioni di maggiore fragilità (povertà, disabilità, solitudine) che chiedono interventi già oggi. Sappiamo che il mondo del volontariato è presente e generoso (e la nostra Banca rappresenta tutti i soci quando interviene con i propri contributi), ma sappiamo anche che l’aiuto di ciascuno, per piccolo che sia, è fondamentale. Nella pagine di Concordia presentiamo spesso associazioni ed enti con le indicazioni per “dare una mano” e siamo certi che chi può, dà.

La vita di relazione e la ritrovata serenità sono dirette conseguenze del realizzarsi delle prime due “speranze”, ma la componente individuale, cioè i comportamenti dei singoli, sono fondamentali. Appena si potrà (ma qualcosa si può fare anche adesso) sarà bello riscoprire le passeggiate vicino a casa, fare una pedalata in compagnia, compensare l’inquinamento con un minor uso dell’auto e di trasferte chilometriche, e così via. Difficile? No, basta volerlo.

E la mia BCC che fa? – si starà chiedendo qualche lettore.

La tua BCC, caro lettore, fa quello che scrive in queste pagine: promuove da ventidue anni i Premi di Studio “Zampese” (ne parla in modo mirabile la nostra scrittrice preferita Rosanna Moscatelli); accoglie ogni anno centinaia di nuovi soci per condividere con loro la cooperazione e la mutualità “senza fini di speculazione privata” (lo so che lo sanno tutti, ma è utile ripeterlo ogni tanto perché è il carattere distintivo del Credito Cooperativo dal resto del mondo bancario e finanziario); costruisce il “bene comune” in ambito sociale e della sanità (e dà vita ad una nuova iniziativa, ancora in fasce, che si chiama ConcordiaM e sulla quale ritorneremo nei prossimi mesi); fa anche la banca (ne parla il direttore nella pagina accanto).

Soprattutto fa qualcosa che non sono capace di spiegare bene, per cui prendo a prestito le parole del professor Enrico Giovannini l’attuale ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili che, nella presentazione del volume “Italia nel cuore” (ECRA 2020) scrive: “Uno dei fondamenti del movimento cooperativo è il trasferire a livello intergenerazionale quello che si costruisce. Da questo punto di vista la traduzione francese di sostenibilità (“durabilité”) esprime molto bene il concetto di durata nel tempo.”

“Trasferire a livello intergenerazionale quello che si costruisce”, ovvero non bruciare risorse ma conservare, sviluppare, far crescere le comunità e il territorio.

La nostra BCC lo fa dal 1907.

Angelo Porro, presidente